Ossigenoterapia a domicilio: il ruolo dei concentratori d’ossigeno nella gestione delle malattie respiratorie

Ossigenoterapia a domicilio: il ruolo dei concentratori d’ossigeno nella gestione delle malattie respiratorie

La possibilità di somministrare l’ossigenoterapia a domicilio tramite apposite apparecchiature medicali ha rappresentato una svolta importantissima per quanto riguarda il miglioramento della qualità di vita di tutti quei pazienti affetti da malattie respiratorie più o meno gravi, in particolar modo nel caso di condizioni croniche o comunque malattie che comportano tempi di risoluzione di media-lunga durata.

In passato la somministrazione di ossigeno poteva essere eseguita soltanto presso le strutture sanitarie, ma grazie ai continui progressi tecnologici si è gradualmente arrivati alla produzione di apparecchiature che possono essere utilizzate in ambito domestico o in strutture di ricovero come per esempio le RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali), le case di riposo ecc.

In particolare, oggi è possibile utilizzare a domicilio i concentratori di ossigeno, apparecchi medicali grazie ai quali è possibile effettuare la somministrazione di ossigeno a scopi terapeutici (ossigenoterapia).

Quando è necessaria l’ossigenoterapia?

Il ricorso all’ossigenoterapia si rende indispensabile quando i livelli di ossigeno nel sangue scendono al di sotto di una determinata soglia. In un soggetto sano, i valori di saturazione dell’ossigeno si aggirano di norma tra il 95 e il 99%. La misurazione della saturazione di ossigeno (SpO₂) può essere rapidamente effettuata anche in ambito domestico ricorrendo a un saturimetro – o pulsiossimetro – un piccolo apparecchio che moltissimi di noi hanno imparato a conoscere negli anni della pandemia da Coronavirus.

L’ossigenoterapia è un trattamento che deve essere prescritto dal medico curante o da uno specialista in base ai risultati di specifiche analisi cliniche. Obiettivo del trattamento è quello di mantenere la saturazione dell’ossigeno a livelli rispondenti al fabbisogno dell’organismo, né più né meno (anche l’assunzione eccessiva di ossigeno ha risvolti negativi).

Concentratori di ossigeno: il funzionamento in breve

Come si può ben immaginare, i concentratori di ossigeno sono apparecchiature molto sofisticate e che devono essere tarate da tecnici specializzati, ma il loro funzionamento può essere spiegato senza entrare in dettagli eccessivamente tecnici.

Di fatto sono dispositivi che aspirano l’aria ambientale, in cui è presente una percentuale di ossigeno del 20,95% circa (il resto è per lo più azoto, circa il 78%, mentre piccolissime percentuali sono relative ad argon, neon, kripton, xenon, idrogeno ecc.).

Una volta aspirata l’aria, questa viene convogliata verso un setaccio che trattiene (più tecnicamente “adsorbe”) l’azoto, ma lascia passare l’ossigeno; quest’ultimo finisce in un serbatoio ed è da qui che, tramite una cannula o un’apposita maschera, viene somministrato al paziente.

L’ossigeno medicale somministrato con i concentratori ha una notevole purezza che nel caso degli apparecchi di ultima generazione oscilla tra il 93 e il 96% circa.

I concentratori di ossigeno sono tutti uguali?

I concentratori di ossigeno non sono tutti uguali; tipicamente si distinguono apparecchi portatili, trasportabili e fissi.

Il concentratore portatile è l’opzione più pratica: ha dimensioni piuttosto ridotte, non è particolarmente pesante ed è dotato di una batteria ricaricabile con diverse ore di autonomia; ciò consente al paziente di poterlo portare con sé anche all’esterno delle mura domestiche, ovviamente considerando i tempi di funzionamento prima della ricarica.

Il concentratore trasportabile è più ingombrante e pesante di quello portatile e non è un’opzione pratica per l’utilizzo al di fuori dell’ambiente domestico, ma può però essere facilmente trasportabile da una stanza all’altra permettendo così di muoversi liberamente nell’abitazione.

Il concentratore fisso è l’opzione meno pratica, ma è quella più idonea al trattamento dei pazienti lungodegenti, spesso non autosufficienti, assistiti in ambito domiciliare o in strutture residenziali (casa di riposo, RSA ecc.) e che sono in cura per malattie di una certa gravità.

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