Scilla e Cariddi, sono due località investite da una famosa leggenda. Mentre la prima è un Comune della provincia di Reggio Calabria, la seconda è situata nella parte settentrionale dello Stretto di Messina, precisamente a Capo Peloro.
Oltre ad essere due bellissime località, Scilla e Cariddi sono state le protagoniste di uno dei racconti più famosi della mitologia greca. Conoscere la leggenda ad esse associate, permette quindi di entrare nel vivo della loro storia, oltre che lasciarsi rapire dal fascino che ne conservano.
Per capire meglio il significato della leggenda, bisogna valutare le due località in questione e la loro posizione geografica. Lo Stretto di Messina, infatti, è da sempre considerato un luogo pericoloso, dalle acque ingestibili e quindi, navigabile sono con estrema attenzione. Le correnti investono lo Stretto di Messina raggiungendo velocità elevate, che sfiorano i 90 km/h. I grandi vortici generati dai venti nello Stretto di Messina hanno, da sempre, spaventato i navigatori, rendendoli estremamente cauti nell’attraversata. E’ proprio da qui, infatti, che sembra nascere il mito legato a Scilla e Cariddi.
La leggenda di Scilla e Cariddi, i due mostri presentati dalla mitologia greca
La mitologia greca è ricca di spunti interessanti e di leggende affascinanti. Una di queste è, di certo, quella che investe Scilla e Cariddi. Entrambe le località, infatti, sono designate come due mostri marini, formatosi dai vortici generati dai violenti venti che investono queste zone. Nell’Odissea, Omero descrive in modo dettagliato le credenze intorno a queste due località.
La leggenda di Scilla e Cariddi narra le vicende che investono questi due mostri marini dello Stretto di Messina. Secondo quanto narrato, Scilla era una ninfa dall’aspetto bellissimo, nonché la figlia di Forco e Crataide.
Molto corteggiata, in realtà Scilla non desiderava sposare nessuno dei pretendenti. Ben presto, però, le sorti della bella ninfa cambiarono. Il dio greco Glauco, infatti, si innamorò perdutamente di lei. Per conquistarla, chiese aiuto alla maga Circe, la quale era segretamente innamorata di lui. Travolta dalla gelosia per Glauco, Circe trasformò Scilla in un mostro marino, privandola della sua bellezza. Il suo aspetto cambiò notevolmente: Scilla divenne una creatura terribile, dotata di sei teste e di ben dodici piedi. La leggenda legata a Scilla la designa come un mostro senza scrupoli, che provava piacere a divorare qualsiasi navigante passasse di lì.
Nel lato opposto dello Stretto di Messina si nascondeva, sempre secondo la leggenda tramandata, un altro mostro: Cariddi, figlio di Gea, la dea della Terra e Poseidone, il dio del Mare. Secondo quanto narrato, Cariddi era solito risucchiare tre volte al giorno tutta l’acqua che lo circondava, per poi gettarla sulle imbarcazioni in circolazione col fine di uccidere i poveri marinai. Cariddi sembrava essere più cattivo di Scilla, come sottolineato da Ulisse nell’Odissea. Sembrerebbe per questo, infatti, che Ulisse abbia preferito circolare vicino a Scilla, piuttosto che giungere nelle vicinanze di Cariddi. Queste leggende ad esse collegate, hanno reso Scilla e Cariddi due località dal fascino intramontabile, avvolte da un alone di mistero che solo la mitologia greca poteva conferirgli.