Lo stetoscopio, il più tradizionale strumento medico, è stato reso ipertecnologico. Quando fu inventato nel 1816, non era altro che un foglio di carta arrotolato ed appoggiato sul petto dei pazienti per percepire meglio il battito cardiaco.
A questo, seguirono vari modelli in legno e in metallo, finchè nel 1851 Leared inventò lo stetoscopio biauriculare, che l’anno successivo fu prodotto in larga scala industrialmente.
Dal PC allo smartphone
Oggi, lo stetoscopio sta per diverntare uno e-stetoscopio, ovvero un dispositivo elettronico in grado di udire, registrare e amplificare anche i suoni più deboli di cuore e polmoni, trasferendoli, poi, tramite bluetooth ad un computer o all’ app di uno smartphone.
Questa rinascita dello strumento si deve a tre ragazzi, Bellet, Landgraf e Crounch, che hanno ideato uno stetoscopio, chiamato EkoCore, dotato di un softwear capace di trasmettere i battiti cardiaci e gli elettrocardiogrammi del paziente direttamente alle banche dati ospedaliere.
L’EkoCore, utilizza una connessione wi-fi per collegarsi a dispositivi mobili, un filtro audio per eliminare i rumori dovuti all’ambiente esterno e un amplificatore dei suoni provenienti dal cuore e dai polmoni. In questo modo i medici potranno studiare lo stato cardiaco dell’ammalato in diversi periodi dell’anno e potenziare le loro capacità di diagnosi.
Inoltre, l’Università della California ha iniziato alcuni test per progettare un nuovo algoritmo in grado di comparare i ritmi del cuore del paziente con un database di valori cardiaci predefiniti, per stabilire se ci sono anomalie o cambiamenti nel muscolo cardiaco.