La professione di necroforo: di cosa si occupa?

La professione di necroforo: di cosa si occupa?

Nel corso del XVII secolo, il comunemente chiamato becchino, ovvero il necroforo, costituiva una professione dedicata a persone emarginate dal tessuto societario, le quali vivevano in condizioni di estrema povertà o che si trovano in circostanze di grave disagio sociale. Questa professione rientra senza dubbio tra le professioni più particolari e delicate. Non è comune che si arrivi al settore delle onoranze funebri, dopo aver per esempio praticato mestieri infermieristici o assistenziali all’interno di strutture ospedaliere, cliniche o carcerarie. Le diverse agenzie di onoranze funebri, come quella il cui sito web è Cattolicasanlorenzo.it, spesso scelgono di selezionare personale paramedico che sia capace di praticare il servizio in corsia per diventare, in seguito, operatori funebre. Quella di necrofono è una professione che richiede attivamente una formazione tecnica e, soprattutto, etica: bisogna mettere una certa delicatezza nella relazione con la salma, in osservanza di quello che era in vita e nel rispetto dei cari che vivono la perdita.

Come diventare un necrofono?

Per ottenere le competenze specifiche alla messa in pratica di questa professione, è utile iscriversi ad un corso di necrofono, con un esame qualificante alla fine. Spesso questi corsi possiedono una durata relativa, che può iscriversi tra due giorni a più settimane. Successivamente ad aver ottenuto il titolo, la ricerca del lavoro può prendere due diverse direzioni: quella del settore privato, per cui ci si può candidare direttamente all’interno delle agenzie funebri o presso il settore pubblico, partecipando a dei bandi per necrofori avviati dal comune. Per un buon svolgimento dell’attività, bisogna possedere delle soft skills. Il necrofoto deve possedere delle doti caratteriali specifiche: deve esse cortese, mantenere un profilo basso e silente ma, contemporaneamente, non può essere estremamente empatico. L’emotività è una circostanza continua all’interno di questa professione.

Curiosità sul nome “becchino”: da dove proviene?

Fin dai tempi antichi, il becchino è sempre stato presente come figura delegata alla gestione delle salme. Nel Medioevo, l’unico sistema accreditato per costatare la morte, era “beccare” le salme dei cadaveri e capire se avessero qualche tipo di reazione. Questa professione ha sempre dimostrato un grande interesse presso la popolazione al punto che, la parola becchino, è stata impiegata in diversi testi musicali e film. La parola ha poi avuto differenti accezioni, da quella strettamente negativa a quella più folkloristica e goliardica. In alcune culture si sostiene che il becchino porti una certa sfortuna, a causa del contatto giornaliero che ha con la morte ma, questo mestiere in realtà è molto complesso e richiede una diligenza che poche personalità possiedono.

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