A fine 2017 è stata proposta e approvata una nuova legge che prevede una nuova gestione del mercato delle sigarette elettroniche e che va a scontrarsi con il mondo del commercio in generale. La legge approvata , in realtà, è una versione aggiornata dell’emendamento Vicari contro cui tanto si era manifestato a Montecitorio il 29 settembre scorso.
L’emendamento era leggermente più restrittivo sulla legge poi approvata ma che comunque privilegia i monopoli in tutto e per tutto.
Le legge nel dettaglio
Mentre nell’emendamento iniziale non era previsto nemmeno l’acquisto online degli apparecchi elettronici, nella nuova legge è previsto l’acquisto online degli apparecchi ma non del liquido, che comunque comporta una problematica non da poco.
È vietata la vendita online di qualunque tipologia di liquido per sigarette elettroniche che contenga o meno nicotina ed esso può essere acquistato solo in negozi dedicati solo ed esclusivamente sotto la stretta sorveglianza e direttiva del monopolio di stato che impone una tassa sui flaconi di 0.37344 euro più IVA per ogni millimetro cubo.
Questa sentenza è di certo un durissimo colpo per i produttori di liquido che non vedono sconti fiscali nemmeno per liquidi che non contengano nessuna quantità di nicotina e si vedono costretti anche a pagare gli arretrati che erano stati concessi da un emendamento che introduceva una rimodulazione della tassa e la possibilità di rateizzare i pagamenti.
I commercianti devono richiedere un permesso per poter vendere liquidi per sigarette elettroniche e che entro il 31 marzo 2018, data in cui verrà approvato in toto il decreto, non sarà in grado di limitare l’approvvigionamento di materiale.
Queste leggi e provvedimenti stanno facendo seriamente discutere, dal momento che l’Italia sembra l’unico paese a ritenere meno dannose per la salute le sigarette normali rispetto a quelle elettroniche.
La sensazione comune è che la salute dei consumatori sia totalmente messa da parte per favorire un monopolio economico e garantire un’entrata consistente nelle casse dell’erario statale senza alcun motivo concreto.
L’Italia esce molto male da questa vicenda poiché sembra non essere in grado di valutare con cura una situazione e di rendersi conto di quando un pericolo per la salute dei suoi cittadini può essere limitato.
Il solo ed esclusivo interesse economico va a minare un’immagine già di per sé compromessa e non fa che alimentare il malcontento e mettere in crisi le aziende che avevano puntato molto su questo nuovo commercio per favorirne altre che da sempre lavorano in questo campo e che però non guardano minimamente alla salute dei loro consumatori.