In un’epoca dove non è più ammissibile perdere tempo prezioso riguardo la salvaguardia del nostro pianeta, è doveroso adottare nuovi modelli di sviluppo.
Cambi climatici repentini, inquinamento ed emissioni di anidride carbonica che superano ,ahinoi, di gran lunga i livelli di tolleranza in tutto il mondo, sono la prima minaccia per tutti quanti noi.
Lo spreco di risorse non è più un comportamento che possiamo permetterci, perciò bisogna intraprendere i modelli di sviluppo emergenti.
Tra questi nuovi modelli l’economia circolare è senza dubbio la strada di sviluppo più sostenibile. La buona notizia è che In Italia questa strada si sta già percorrendo e anche in maniera ottimale.
Infatti il nostro Paese è alla prima posizione in Europa, davanti alla Francia e alla Germania, per avere i migliori risultati di economia circolare.
Vediamo come l’economia circolare sta cambiando il nostro Paese.
Economia circolare: che cos’è e come sta migliorando l’Italia
Per prima cosa spieghiamo meglio, a chi ancora non la conoscesse, cos’è l’economia circolare e perché è meglio dell’economia lineare.
L’economia circolare è sostanzialmente un modello che pone l’attenzione alla riduzione degli sprechi sulle risorse naturali utilizzate nelle fasi di produzione
Difatti riciclare i materiali di produzione aiuta nel creare una seconda vita alle materie prime utilizzate e di conseguenza limita al minimo i rifiuti.
Ci sono importanti differenze tra economia lineare e circolare, soprattutto nel modo di valorizzare il prodotto creato.
Come abbiamo accennato, il Belpaese si posiziona al primo posto in Europa tra i Paesi che utilizzano al meglio l’economia circolare.
Secondo il report 2021 fatto dall’organizzazione Circularity Gap Circle Economy, l’ente che misura la circolarità dell’economia mondiale, l’Italia ha un tasso del 68% sul riciclo dei rifiuti.
Dato di gran lunga superiore alla media europea che è del 57%.
Nel dettaglio questo report dice che l’Italia crea un maggiore valore economico per unità di consumo di materia che arriva a generare 3,3 € di Pil, mentre la media europea è di 1,98€.
Anche i dati sulla produttività energetica sono interessanti: 8 euro prodotti per ogni kg di petrolio consumato.
Questi dati permettono al paese una crescita economica, grazie all’ottimizzazione sulla disponibilità delle materie prime e una riduzione della pressione sull’ambiente.
Grazie a questo sistema i consumatori italiani avranno a disposizione prodotti che dureranno più a lungo, più innovativi e che daranno un risparmio economico.
Diversi studi evidenziano che oltre ai consumatori, anche le aziende beneficerebbero di molti vantaggi se venissero adottate pratiche manageriali di economia circolare.
Settori come quello delle costruzioni, food e dell’elettronica di consumo aumenterebbero i loro guadagni.
Infatti, ci sarebbe un aumento del Pil nazionale di circa 4,5 punti percentuali, con ricavi di 100 miliardi annui al 2030.
Viceversa se si dovesse continuare con soluzioni non sostenibili, si arriverà ad una situazione catastrofica, vediamo perché.
Economia circolare: cosa rischierebbe il pianeta
Purtroppo continuando con i livelli di anidride carbonica prodotti attualmente, il pianeta andrà incontro a problemi irreparabili.
A denunciare questa situazione critica è un rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, il quale afferma che assisteremo ad una riduzione di un terzo dei ghiacciai mondiali.
Inoltre con l’innalzamento delle temperature terrestri i periodi di siccità aumenteranno a due mesi annui.
Sempre secondo l’istituto sui cambiamenti climatici, anche le zone a rischio incendi aumenteranno del 40%, e di conseguenza molti mammiferi perderanno il loro habitat.
Per finire le azioni strategiche che sono state delineate dal Piano di azione per l’economia circolare europeo ( EU Circular Economy Action Plan), includono iniziative per l’intero ciclo di vita dei prodotti con soluzioni mirate e l’introduzione di misure legislative che riguardano i settori che portano un valore aggiunto reale come l’edilizia, il tessile, veicoli, l’elettronica, cibo e il settore plastico.