La Terra dei Fuochi, nominata di qua e di là, anche molto a sproposito è diventata una vera e proprio etichetta. Negativa ovviamente.
Terra dei fuochi business: a livello politico e mediatico, soprattutto
In quella zona della Campania, così chiamata per i roghi di materiali tossici, si concentrano gli affari sporchi della criminalità che hanno poi portato all’emergenze ambientali degli ultimi tempi.
Oltre il danno anche la beffa, quella di una terra vittima di pregiudizi e maldicenze, ghettizzata ed abbandonata. Ma c’è chi non accetta tutto questo. Esperti e ricercatori della Task Force Pandora hanno fatto chiarezza riguardo le possibili contaminazioni e le probabili conseguenze.
Tutti ci chiediamo: è giustificata la paura e l’emarginazione dei prodotti provenienti dalla Terra dei Fuochi?
La risposta arriva secca e determinata. No. In Campania, come in tutte le altre regioni, esiste un sistema di controlli sugli alimenti attuato da enti che hanno l’obbligo di lanciare il primo stop in caso di situazione poco chiara. Il Rassf, il sistema di allerta raido agroalimentare europeo, non si è mai espresso in tal senso.
Sono state, inoltre, eseguite campagne di analisi straordinarie dalla Coop nel 2008 e poi nel 2013 sempre con esiti regolari.
Si è parlato molto dei pomodori e dei rischi di contaminazione.
Pochi sanno, però, che le piante, dai pomodori ai broccoli, non accumulano sostanze tossiche nelle parti che mangiamo anche se dovessero essere coltivate in terreni contaminati.
Il degrado ambientale ha creato un serio danno d’immagine, ma dopo le vaste ricerche scientifiche e le certezze raccolte, non occorre più mettere alla gogna i prodotti agroalimentari della zona, considerati un’eccellenza in tutto il mondo.