Massimo D’Azeglio nacque a Torino ed era è già discendente dei più antichi Marchesi di Ponzone e figlio del marchese Cesare Tapparelli D’Azeglio, un famoso esponente della restaurazione sabauda nonché del cattolicesimo subalpino. Massimo non trascorse tutta la sua vita a Torino, poiché da bambino con tutta la famiglia fu costretto a vivere per qualche anno a Firenze a causa dell’occupazione napoleonica. È proprio qui che conobbe Vittorio Alfieri e si appassionò alla letteratura.
Attività prima della politica
Nel 1810 la famiglia Tapparelli tornó a Torino e Massimo si iscrisse all’Università di filosofia. Fin dalla giovane età infatti, D’Azeglio mostra il grande interesse per la letteratura e tutte le sue forme e di conseguenza si avvicinò sempre di più a questa tipologia di studi.
Nel frattempo però fu molto influenzato dal padre, che aveva l’intenzione di forgiare nei figli uno spirito molto forte e prepararli anche a tutte le asperità che la vita parava davanti. Un evento importante nella storia di tutti e anche di D’Azeglio, fu la caduta nel 1814 di Napoleone, poiché questo portò ad una serie di nuove riforme e soprattutto lo portó ad accompagnare il padre a Roma dove. non solo entra in contatto con moltissimi talenti come scultori e pittori del tempo come Camuccini, Landi e Canova, ma diventa anche allievo ufficiale militare sottotenente di Cavalleria proprio seguendo le orme del padre.
Tuttavia D’Azeglio non abbandonava il suo amore per gli studi e per la letteratura, che lo portarono anche a scrivere diversi romanzi storici come “Ettore Fieramosca” o “La disfida di Barletta” del 1833. Continuò la sua attività letteraria con il meno famoso e apprezzato “Nicolò De Lapi” del 1841 ed infine tentò con un terzo lavoro “la Lega Lombarda” tra il 1843 e il 1847 che però rimase incompiuto.
Vita politica
Dal punto di vista politico Massimo D’Azeglio fu un esempio molto importante di moderato liberale gradualista federalista, nonché legalitario. Tutti pensieri che man mano maturò nel tempo e rafforzò, fino ad arrivare a criticare molto duramente il governo papale deprecando proprio i tentativi di insurrezione salente al 1845.
Nel 1849 in seguito alla disfatta di Novara, venne nominato Primo Ministro del Regno di Sardegna. Ed in seguito rimase quasi 4 anni a capo del governo del Piemonte riuscendo ad evitare di fatto un municipalismo incipiente e anzi ridando nuova linfa vitale alle istituzioni parlamentari, grazie a molte riforme come ad esempio quelle ecclesiastiche, sancite dalla legge Siccardi.
La sua politica trovò il definitivo tramonto con l’arrivo di Camillo Benso Conte di Cavour e con gli eventi che adesso si susseguirono e che portarono all’unificazione dell’Italia. D’Azeglio non vide mai infatti di buon occhio l’unificazione del paese e soprattutto dell’imposizione di Roma come unica capitale d’Italia.
Tuttavia la sua politica tramontò in breve tempo e tutto si mosse per un’unificazione che ben si allontanava dai suoi pensieri e dal suo modo di operare. Nonostante ciò, fu senza dubbio una delle personalità più importanti del tempo e il suo punto di vista e le sue narrazioni centrali per il tutto nostro paese.